Mi ritengo fortunato di questa accidentale coincidenza: come Presidente dell’Unione, mi trovo ad inaugurare il Convegno della Unione degli Avvocati Amministrativisti italiani e a ricordare Feliciano Benvenuti, nel consueto annuale incontro dedicato al Maestro.

In realtà non vi sarebbe di che rallegrarsi di una delle due circostanze che dovrebbe costituire il raffronto della coincidenza.

Questo periodo è senza alternative il momento più brutto della professione forense. Forze concentriche hanno inferto colpi durissimi al nostro lavoro ben prima che intervenisse l’emergenza epidemiologica; non ci dimentichiamo che ci era stato precluso di assistere tutti gli enti pubblici ed era stato volutamente introdotto, anche per gli incarichi professionali, l’obbligo di una gara che aveva provocato nella nostra professione effetti devastanti.

Tra l’altro è anche mancata ogni opportuna iniziativa dei nostri organi rappresentativi istituzionali, che hanno consentito compensi irrisori per importanti affari con buona pace della dignità e decoro della professione.

Si era resa obbligatoria la turnazione degli incarichi come se fossimo meri operatori senza specifiche qualificazioni professionali, il nostro compenso era determinato senza alcuna considerazione sulla legge sull’equo compenso e con affannosa; previa necessità di un preventivo della nostra prestazione.

Per di più si era consentita la operatività sul mercato di società procacciatrici di affari che determinavano egoisticamente i nostri possibili compensi.

Il contributo unificato aveva poi compresso le volontà degli operatori di rivolgersi alla attenzione del Giudice.

In questa situazione l’emergenza ha pressoché annullato le flebili nostre speranze di produttivo esercizio della professione: la Giustizia si è pressoché fermata, non esiste più quello sparuto gruppo di operatori che avrebbe potuto costituire un modesto motivo di esistenza della nostra professione.

L’emergenza epidemiologica ha bruciato anche quelle apparenti opportunità di lavoro consacrando la amara compressione della nostra professione.

L’unica speranza che ora occorre coltivare è riposta nella coesione e l’accordo tra noi per rendere operativi al massimo quei margini di produttività che ancora permangono.

Ecco quindi la grande inusuale importanza di questo nostro incontro: l’unità di intenti, la effettiva collaborazione con i Magistrati, il rafforzamento dei principi di libertà, l’autonomia della professione, la conferma della peculiare connotazione del rapporto con i clienti, sono principi che vanno difesi e rafforzati con grande determinazione.

E queste finalità opportunamente vengono riaffermate e perseguite nel ricordo della splendida figura di un insigne Maestro come Feliciano Benvenuti.

Giorgio e Franco da par loro ricorderanno la figura del Maestro.

Ma, se posso, anche io voglio ricordare tre episodi che mi hanno visto a fianco del Maestro.

Ricordo ancora con orgoglio il Suo incoraggiamento, quando fui chiamato a Cà Foscari per insegnare Istituzioni di Diritto Pubblico, e con inimitabile cortesia mi fece gli auguri e ricordandomi che aveva insegnato per venti anni da quella cattedra.

E’ stato vicinissimo alla professione e non può non ricordarsi la Sua splendida relazione di un Congresso Forense quando commentò l’art. 106 della Costituzione.

Dopo illuminanti valutazioni di teoria generale sulla possibilità per gli avvocati – per meriti insigni – di accedere alla Corte di Cassazione, terminò la Sua relazione sottolineando che “gli avvocati non solo hanno molte cose da dire, ma soprattutto molto da dare”!

E un ultimo ricordo è in me vivissimo del Maestro.

Alla fine degli anni ’90 fu costituita una singolare Commissione (detta bicamerale) per la riforma della nostra organizzazione statale e in quella occasione si parlò con molta concretezza oltre che della abolizione della Corte dei Conti, addirittura della abolizione del Consiglio di Stato.

Ebbi l’opportunità in quella occasione di accompagnarlo nelle sue gite romane e non posso non ricordare l’entusiasmo e la forte determinazione con la quale si riteneva l’avvocato del Consiglio di Stato e sosteneva in ogni occasione la inutilità e pericolosità del programma di quella Commissione; splendide in quella occasione le argomentazioni con le quali difendeva la funzione consultiva del Consiglio di Stato.

E’ quell’entusiasmo e quella convinzione che noi non dobbiamo far mancare in questi incontri, perché sarebbe il solo modo per raggiungere il risultato che ci prefiggiamo.

In questa convinzione e certezza che auguro buon lavoro a tutti, in ansiosa attesa, ma consapevole convinzione dei positivi risultati che questo convegno e questa assemblea produrranno.

Mario Sanino

Presidente dell’Unione Nazionale Avvocati Amministrativisti

*Saluto del prof. avv. Mario Sanino al XXX Convegno annuale dell’Associazione Veneta degli Avvocati Amministrativisti, sul tema : “A dieci anni dal codice del processo amministrativo e a trenta dalla legge n. 241: partecipazione, procedimento e processo nell’era telematica”, (Cortina d’Ampezzo, 3 luglio 2020).

 

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