Più che delle conclusioni proverò a fare una sintesi dei problemi che il turismo solleva e delle relative possibili soluzioni.

Facendo ricorso ad un aggettivo comunemente usato per indicare come dovrebbe essere lo sviluppo, dirò che dovremmo operare per un turismo sostenibile, cioè responsabile e rispettoso. Provo subito a dire: rispettoso di chi e di cosa.

1. Anzitutto degli abitanti del luogo, il che certamente oggi non avviene in città come Venezia o Firenze per citare i casi forse più gravi, in cui i residenti sono letteralmente espropriati della loro città da una massa di turisti di dimensione tale da superare la normale tollerabilità. Il rimedio: dirottare il turismo anche su percorsi alternativi, favoriti dalla eccezionale ricchezza del nostro patrimonio culturale. Un esempio per tutti: la Resurrezione di Piero della Francesca a Sansepolcro è opera d’arte che suscita emozioni almeno pari alla Gioconda, che migliaia di visitatori del Louvre ogni giorno neppure vedono veramente, ma si limitano a fotografare con i loro telefonini.

Naturalmente per lanciare itinerari alternativi bisogna attrezzare le località, creare collegamenti, operare un’efficace pubblicità internazionale, ma si tratterebbe di investimenti dal ritorno economico importante e durevole.

2. In secondo luogo del nostro patrimonio culturale.

Limitando gli esempi alla mia città, Roma, non c’è rispetto non solo da parte del turista che cerca di portare via un frammento staccato dal Colosseo, ma neppure da parte di chi bivacca sulla scalinata di Trinità dei Monti, cerca di bagnarsi nella vasca della Fontana di Trevi, abbandona rifiuti in mezzo a Piazza del Popolo, gioiello del Valadier; così come, sul versante dell’Amministrazione capitolina, non c’è rispetto nel consentire che un viale di Villa Borghese diventi un parcheggio di pullman, a fianco dell’imbocco di Ponte Sant’Angelo sosti in permanenza un baracchino per la vendita di panini e di birre, il centro storico sia percorso incessantemente da decine di autobus panoramici.

3. In terzo luogo dell’economia locale e di quella dell’intero Paese.

Ho già detto della necessità di creare percorsi alternativi che contribuiscano a decongestionare alcune città di eccellenza; è evidente però anche l’importante incidenza che avrebbero per l’economia delle nuove mete e dell’intera nazione.

Ma oltre che nello spazio il turismo andrebbe “spalmato” anche nel tempo, affrontando il problema dello squilibrio tra popolazione residente e popolazione attratta. La situazione, com’è noto, è particolarmente grave per alcune sedi universitarie e per le località di villeggiatura, soprattutto balneare, nelle quali è necessario approntare infrastrutture atte a servire una popolazione anche dieci e più volte superiore a quella fuori stagione. Per evitare, o almeno contenere, queste diseconomie occorre curare eventi (culturali, religiosi, musicali, cinematografici o teatrali, folcloristici, sportivi, ecc.) che attraggano turisti in tempi diversi, prevedendo magari particolari facilitazioni.

Il turismo sostenibile è, in definitiva, per un verso una questione di civiltà e per altro verso un modo di assicurare che la risorsa turistica, così importante per l’economia del nostro Paese, sia conservata e anzi aumentata in futuro.

Paolo Stella Richter

 

*L’intervento riprende le considerazioni conclusive svolte dall’Autore al Convegno annuale dell’Associazione Veneta degli Avvocati Amministrativisti tenutosi sul tema a Cortina d’Ampezzo il 6 luglio 2018.

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