Cinque anni fa l’Associazione organizzò un interessante e partecipato seminario deontologico per ricordare il centenario della nascita di Feliciano Benvenuti (1), che ne fu primo Presidente.
Tra i relatori figuravano colleghi che accompagnarono Benvenuti in lunghi tratti della sua vita professionale. In quell’occasione fu detto che “sino agli anni ’70 gli avvocati costituivano una vera e propria classe, tendenzialmente di origine borghese, una classe forte, addirittura potente, rispettata (anche dai Giudici), forse temuta, i cui membri partecipavano, a 360 gradi, a tutti i “momenti” della vita pubblica e privata italiana e nei connessi centri di potere: nel Parlamento (fin dalla Costituente), nel Governo, nelle istituzioni economiche e finanziarie, financo in quelle sportive (CONI e quant’altro), sicuramente in quelle artistico-culturali, nei vertici delle istituzioni sanitarie, in una attività, volta a volta, di rappresentanza, di consulenza, di difesa” (2). La nostra era quindi una classe forte, potente.
Inoltre, “questa classe, certamente combattiva e financo litigiosa al suo interno, tendeva peraltro, all’esterno, alla conservazione di una sua forza e alla trasmissione di una immagine della sua forza mediante un’autorganizzazione, caratterizzata da criteri di autodichia e di autarchia, che si esprimevano, fra altro, nei Consigli degli Ordini, cui tradizionalmente accedevano gli avvocati più autorevoli e affermati, non tanto o soltanto per una prassi di ossequio, ma soprattutto perché ad essi erano affidati i compiti di assicurare l’autogoverno, il prestigio, la forza e la continuità della Classe. In questo quadro può essere letta la partecipazione di Feliciano Benvenuti al Consiglio dell’Ordine” (ibidem). Dunque una classe, pur litigiosa, che aveva ben chiaro l’obbiettivo comune del mantenimento della propria forza.
Rileggere questi passaggi ci trasmette l’idea di quanto – nei decenni successivi – sia mutato profondamente il mondo professionale e suggerisce anche un collegamento, quasi inevitabile, tra il primo Presidente e il Presidente uscente, ora che gli avvocati si allontanano dall’essere la classe di un tempo.
Diventa naturale mettere a fuoco la peculiarità, altamente qualitativa, dell’impegno della presidenza di Stefano Bigolaro (e di chi gli è stato collaboratore): dedicarsi al mantenimento della nostra forza in un quadro di debolezza, in cui si sono sempre più ristretti gli spazi di libertà per gli avvocati e si è sempre più ridotto il loro prestigio sociale mentre lo spettro delle nostre responsabilità si amplia, si complica, si aggrava.
Il frutto fecondo e duraturo di questo sforzo – a cui va la riconoscenza di tutti – ha consolidato l’Associazione come “famiglia” in cui si scambiano conoscenze ed esperienze piuttosto che farne un luogo di potere in cui si barattano interessi e rendite, anche solo di immagine. Chi pensa che il nuovo tempo della vita forense esiga che se ne riconosca la “leggerezza”, declinandola secondo gli umori ondivaghi di una società riluttante ad un’idea di sé e del suo futuro, faticherà a trovarsi a casa. Ma chi si ostina a credere che il ruolo della avvocatura amministrativa ha senso se ha visione e ha valore se riconosce la ragione costituzionale del potere pubblico, è chiamato ad una presenza senza reticenze e senza transazioni. Buon lavoro ai nuovi consiglieri!
E.G.
1 – Si tenne a Padova il 5 novembre 2016 con il titolo “L’impegno, i doveri e lo stile dell’avvocato amministrativista: Feliciano Benvenuti a cento anni dalla nascita“.
2 – A. BIANCHINI, Feliciano Benvenuti e la deontologia forense, in Sito web storico Amministrativisti Veneti – link da www.amministrativistiveneti.it.