Quando mi è stato affidato dall’Associazione degli Avvocati Amministrativisti del Veneto l’argomento sulla figura di Maestro dell’Avv. Ivone Cacciavillani, mi sono posta la domanda se l’Avv. Ivone Cacciavillani sia stato un Maestro.
Me lo sono chiesta perché l’Avv. Ivone Cacciavillani non rientra nei soliti canoni della figura di Maestro, vale a dire dell’Avvocato esperto che avvia le nuove leve alla professione, che dà loro istruzioni nella redazione degli atti, che insegna a sviluppare una difesa in udienza, a replicare, a rispettare i tempi nell’esposizione delle argomentazioni, che consiglia come rapportarsi con i clienti, con i colleghi, con i magistrati.
In nessuno di questi vari aspetti, l’Avv. Ivone Cacciavillani risponde al comune immaginario di maestro nella professione di avvocato, perché Ivone Cacciavillani era sui generis.
Innanzitutto l’Avvocato Cacciavillani lasciava ai suoi collaboratori la massima libertà, non diceva loro: “fai questo, fai quello”, né li invitava a fare attenzione alle scadenze, alle decadenze, alle prescrizioni, perché dava per scontato che non ci fosse bisogno di dire nulla: le norme processuali si dovevano conoscere e basta, l’Avvocato, semplicemente, si fidava della preparazione dei suoi collaboratori, questo anche a rischio di infortuni, sempre dietro l’angolo.
L’Avvocato Cacciavillani non ci rimproverava se incappavano in qualche irricevibilità, allo stesso modo, se l’esito di una qualche causa non era positivo, ci incoraggiava, dicendo: ”guarda che domani il sole sorge lo stesso”.
Appena un “giovane collega” entrava nello studio, l’Avvocato Cacciavillani lo conduceva subito in biblioteca, fornitissima, e gli diceva: “se ti serve qualche libro che non c’è, acquistalo pure”, ovviamente, a spese dello studio, per il resto, dava per certa la correttezza, la lealtà con i colleghi, il rispetto per le Istituzioni, la fedeltà ai clienti, la dedizione alla professione.
Era sulle questioni giuridiche complesse che l’Avvocato Cacciavillani coinvolgeva i collaboratori, li interpellava e stimolava ad individuare una soluzione, che, raramente, gli andava bene.
Non solo, quando si credeva di essere arrivati ad una possibile soluzione, perché basata su una norma di settore o sulla giurisprudenza, anche minoritaria, se la soluzione non rientrava nei canoni dell’Avvocato, quali: i principi costituzionali, etici, di buon senso, della legge sul procedimento (grazie alla quale, secondo l’Avvocato Cacciavillani, da sudditi siamo diventati cittadini) diceva:”sta’ tento le peggiori ingiustizie sono state commesse in base alla legge e alle pronunce dei giudici che l’hanno applicata”, e se si obiettava che sarebbe stata ardua un’altra soluzione, ribatteva “adducere difficultantem non est argumentum”.
Se poi alla fine della ricerca e del confronto scaturiva un’idea a suo giudizio buona, diceva: “funziona”.
La presenza dell’Avvocato Cacciavillani rendeva l’atmosfera dello studio elettrizzante, era sempre vivo e coinvolgente in lui l’entusiasmo tipico dell’inizio della professione, perché ricercava e coglieva l’essenza del giusto profilo giuridico di ogni caso, dandogli una dignità meritevole di difesa.
Contrariamente alla tendenza degli ultimi tempi, cioè quella di favorire l’autostima, l’Avvocato Cacciavillani favoriva l’autocritica, era parco di complimenti, ma non per mortificarci, ma per stimolarci a migliorare, ci si poteva così sentire gratificati se, a metà mattina ti chiedeva di andare a prendere un caffè, oppure se, a fine giornata, quando si andava a salutarlo diceva: “ciao vecio” o “ciao vecia”, anche se non si aveva ancora compiuto trent’anni.
L’Avvocato Cacciavillani non si arrendeva di fronte a nessuna sentenza che non condividesse, neppure se passata in giudicato e diceva: “ci sarà pure un Giudice a Berlino”, riferimento pertinente per un amministrativista, visto che il mugnaio di Postdam aveva subito un esproprio.
L’Avvocato Cacciavillani aveva poi una convinzione radicata, precisamente, che è dal confronto che emergono le giuste chiavi di lettura delle leggi, ed è stato proprio lui che ha iniziato nel suo studio gli incontri con gli altri colleghi, per esaminare insieme le leggi subito dopo la pubblicazione, ed è da questa iniziativa, via via consolidatasi, che sono partiti i seminari dell’Associazione degli Avvocati Amministrativisti, i convegni annuali di Cortina e poi di Castelfranco che sempre hanno avuto successo e che continuano ad averlo per l’interesse dei temi trattati.
Anche con i clienti i rapporti erano sui generis, se costoro dicevano di essere preoccupati, l’Avvocato li invitava a di prendersi la pastiglietta per dormire.
I fatti poi non erano mai quelli che i clienti esponevano, se capitava che i clienti, leggendo l’atto, non si ritrovavano, alla fine, volenti o nolenti, si rassegnavano e spesso si convincevano che, a pensarci bene, in effetti era andata proprio come aveva scritto l’Avvocato e che avevano fatto confusione.
Nei rapporti con i magistrati, l’Avvocato Cacciavillani non ha mai sentito e considerato la funzione del Magistrato superiore o diversa da quella dell’Avvocato, entrambe aventi la stessa dignità costituzionale, l’esercizio dell’una imprescindibile dall’esercizio dell’altra, ed era anche pronto a togliersi la toga in udienza, pur di esercitare la funzione di Avvocato.
Nei confronti dei colleghi l’Avvocato Cacciavillani nutriva sentimenti di fraterna colleganza, era poi generoso, sempre disponibile ad aiutare, e sempre nella riservatezza più assolta, non ascoltava i pettegolezzi e se per caso li sentiva, rimaneva silente e, allontanandosi, per accelerare la chiusura dell’argomento, diceva “va ben, va ben, va ben”, chissà poi cosa voleva dire con quel va ben va ben?
L’Avvocato Cacciavillani era schivo, sobrio, rifuggiva dalla mondanità, dall’ostentazione, da qualsiasi ostentazione.
L’Avvocato Cacciavillani nell’esercizio della professione non dava mai segni di stanchezza: sempre lo stesso ritmo di 10 ore al giorno, per anni, anzi per decenni.
Alla domanda se l’Avvocato Ivone Cacciavillani sia stato un Maestro, la risposta è sì, perché con l’esempio, con messaggi, oserei dire subliminali, ci ha fatto acquisire un metodo, ha tracciato un binario in cui possiamo ricondurci, nei momenti, a volte anche lunghi, di difficoltà.
Posso dire, a nome anche dei tanti colleghi che ne hanno frequentato lo studio, che l’Avvocato Ivone Cacciavillani è senz’altro stato un Maestro anzi, un Buon Maestro, ovviamente sui generis.
Raffaella Rampazzo
* Il testo riproduce l’intervento tenuto al Convegno dell’8 aprile 2022, svoltosi in Padova e organizzato dall’Associazione Veneta Avvocati Amministrativisti e dall’Unione Giuristi Cattolici di Padova, dal titolo “L’eredità di Ivone Cacciavillani – L’uomo, l’avvocato, lo storico, il credente, il cittadino” e ricorda l’avv. Cacciavillani nel secondo anniversario della sua scomparsa (17 febbraio 2021).