Il concetto che voglio esprimere è in realtà molto semplice. Gli avvocati restano sempre avvocati nei loro caratteri di fondo. Ma, se cambia il mondo attorno a loro, devono cambiare anche loro. Nei casi più drastici, devono cambiare se vogliono sopravvivere; ma, in ogni caso, devono cambiare per poter svolgere al meglio i loro compiti.
Insomma, gli avvocati restano uguali a sè stessi nella loro funzione e nella loro responsabilità. Ma, allo stesso tempo, possiamo anche dire che gli avvocati non sono più quelli di una volta.
Che il mondo stia cambiando grazie agli sviluppi tecnologici, a molti di noi è parso evidente in questo strano e grigio anno che si sta per concludere.
Non so dire quando esattamente sia avvenuto, ma, voltandomi indietro, è evidente che il cambiamento c’è stato e che continua ad avanzare. Basta entrare in una nostra biblioteca e guardare opere che una volta erano l’orgoglio di uno studio, come il mitico De Martino (una raccolta a schede mobili di tutte le leggi d’Italia), per rendersi conto di come molte cose siano invecchiate o superate per sempre.
Non servono perciò lunghi discorsi, perché chi svolge la nostra attività se ne rende conto ogni giorno. La telematica incide sui rapporti con i clienti, con i giudici, con le amministrazioni e tra di noi, cambiando incontri come questo e cambiando rituali che ci sembravano consolidati, come la celebrazione delle udienze.
E dunque, cambia il modo di lavorare, forse anche il modo di pensare. E cambia anche ciò che serve saper fare.
Saper presentare il proprio pensiero in un video è oggi una competenza importante e specifica, ed è nuova semplicemente perché prima non si usavano i video.
Per questo abbiamo provato a trasformare il tradizionale premio Guicciardi, che ha ad oggetto, in questa edizione, non più le note scritte a sentenza, ma la presentazione di argomentazioni giuridiche a video.
Non so che cosa ne avrebbe pensato Enrico Guicciardi, che ricordiamo in questa edizione a cinquant’anni dalla scomparsa.
Ma anche quanto al ricordo del professor Guicciardi abbiamo osato innovare.
La relazione dedicata alla sua figura è oggi affidata al professor Francesco Volpe, suo erede in linea retta.
Ma anche gli allievi non sono più quelli di una volta. E la relazione dell’amico Volpe su Enrico Guicciardi la prende alla larga, parte da lontano, dai tempi di Carlo Magno (e non sto esagerando…). Insomma, cala il ricordo del maestro in una sorta di racconto storico, frutto di una meticolosa ricerca personale che dimostra la passione di chi l’ha compiuta, e che alla fine consente un inquadramento del pensiero giuridico in una visione più ampia.
E’ poi da ricordare che, fino alla sua morte, Enrico Guicciardi fu presidente del Consiglio nazionale forense, che ha patrocinato questa iniziativa; così come l’ha patrocinata l’Università di Padova, nella quale il professor Guicciardi ha lasciato la sua eredità di pensiero; così come l’ha patrocinata l’Unione nazionale degli avvocati amministrativisti, in ragione del carattere nazionale che il premio Guicciardi quest’anno ha assunto.
Per l’organizzazione di questo incontro devo ringraziare molte persone, ma sono certo che se ne facessi l’elenco ne dimenticherei qualcuna, e dunque un grazie sincero a tutti.
Ma consentitemi un ringraziamento ai partecipanti al concorso. Ho visto i loro video, che abbiamo raggruppato in una specie di trailer (che “metteremo in onda” nel corso di questo incontro).
Non vorrei sembrare paternalistico, e anzi un po’ mi vergogno a confessarlo, ma ho provato un senso di tenerezza.
Sono video fatti bene, studiati, svolti con cura.
Fotografano insieme la determinazione interiore di ognuno e quell’insicurezza passeggera che spesso ha chi si affaccia a un mondo per lui nuovo, senza conoscerlo ma vedendolo con occhi nuovi.
Stefano Bigolaro
* Nota per il Seminario “L’evoluzione della professione forense nell’era della rivoluzione informatica” organizzato dall’Associazione veneta degli avvocati amministrativisti e svoltosi telematicamente il 17 dicembre 2020.