*A un anno dalla scomparsa di Ivone Cacciavillani (17 febbraio 2021 – 17 febbraio 2022).

Il rispetto della tradizione si è confermato nel tempo un tratto distintivo del foro amministrativo veneto (1). Il respiro culturale ne è stato uno dei segni caratteristici. Feliciano Benvenuti, parlando ai praticanti, disse che “i manuali è bene conoscerli in modo approfondito ma per il vostro esame interiore, per la vocazione che avete, dovrete farvi una cultura generale” (2). L’idea di essere fermento civile innestando nella professione linfa culturale è stata a lungo al centro delle riflessioni pure di Ivone Cacciavillani. Giusto quarant’anni fa, Cacciavillani pubblicò uno scritto sul principio di democrazia nell’evoluzione normativa (3) in cui metteva a fuoco la cornice entro la quale inquadrare la responsabilità sociale (anche) dell’avvocato.

Il punto di partenza si condensa nella constatazione che “l’ordinamento giuridico è essenzialmente un divenire: è nient’altro che una determinata «tappa» del divenire, individuabile nel breve spazio dell’istante stesso in cui viene considerato; superato, nel momento stesso in cui si pone, dal continuo suo divenire, frutto della continuità e della pluralità dell’evoluzione normativa”. In questa prospettiva ciò che rileva è l’aspirazione a modificare lo status quo.  Più precisamente “la «natura dei fatti» come fonte di diritto non ha né senso né significato alcuno; i fatti naturalisticamente intensi (anche, al limite, una catastrofe, o una situazione di particolare disagio per alcuni gruppi o anche per una notevole parte dei cittadini) sono un nulla, sia politico che giuridico, se non riescono a diventare «aspirazione»  di mutamento dello status quo (se il gruppo che subisce o soffre quei fatti, non riesce a coagularsi e a premere nella comunità); se l’aspirazione non diventa istanza del corpo sociale non acquista forza per determinare la rivoluzione (mutamento dello status quo). Ne deriva una lettura consequenziale della società come comunità in cammino, in ricerca, una ricerca che non deve mai diventare appagamento, meglio “non deve mai fermarsi, perché in tal caso cesserebbe di essere democrazia; il dogmatismo in politica è dittatura, eterocrazia, rinuncia a ricercare il bene comune”. In democrazia diventa basilare l’apporto delle associazioni (politiche, sindacali … e anche forensi) perché “è il gruppo che agisce, ed il soggetto «vale» in quanto agisce nel gruppo”, a cui “il metodo democratico assegna un ruolo essenziale ed esaltante di far lievitare, di far fermentare la massa, di muovere la massa; funzione maieutica; funzione missionaria, per non dire messianica”.

Compito dei gruppi, come del singolo, è – quindi – quello di cooperare perché le spinte sociali diventino norma perchè “ogni politicizzazione della burocrazia (gestione politica del potere burocratico), del pari di ogni limitazione dell’evoluzione normativa (limiti o controlli alla libertà di espressione dei partiti o gruppi che operano nel corpo sociale), non possono che portare ad una corruzione del regime democratico”.

Immergendoci nello spettro di quest’ottica culturale si accendono nuove prospettive da aggiornare e da approfondire, in grado di congiungere cultura e professione e, anzi, di generare questa da quella. Un orizzonte capace di motivare un impegno fecondo sia nel chiuso dei nostri studi, sia negli spazi aperti delle attività extra moenia e delle iniziative associative, lontani dal tradizionalismo che tradisce la tradizione.

Enrico Gaz

(1) Ne ha parlato recentemente anche Alessandro Calegari ricordando Ivone Cacciavillani: cfr. A. CALEGARI, Ricordando Ivone Cacciavillani ad un anno di distanza. in www.amministrativistiveneti.it.
(2) F. BENVENUTI, L’avvocato è qualcuno, a cura della Ass. Veneta Avvocati Amministrativisti, 2016, p. 19.
(3) I. CACCIAVILLANI, Il principio di democrazia nell’evoluzione normativa, in Rivista rosminiana di filosofia e cultura, n. 3 – 1982, pp. 288 e ss., da dove sono ricavati gli estratti che seguono.

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