L’ammodernamento del sito può essere l’occasione per rinnovare anche la sezione dedicata alle note e ai contributi. Rinnovare senza rinnegare perché non si tratta di rivoluzionare alcunché ma di prolungare un confronto, assicurando la permanenza di una sede dedicata (come il Consiglio direttivo ci ha raccomandato in continuità con le indicazioni dell’Assemblea del 28 gennaio u.s.).

La professione resta una straordinaria occasione di apprendimento e la pratica si conferma, soprattutto in tempi di cambiamenti convulsi, una fonte privilegiata di conoscenza. Per questo, il foro amministrativo veneto ha coltivato da sempre la dimensione “riflessiva” della professione, facendo di molti studi delle vere e proprie “officine” in cui vivere il mestiere con un ruolo sollecitatore, spesso di rara intensità. Conservare a questo fine uno spazio apposito diventa vitale per una associazione, come la nostra, che non ambisce a ridursi a patronato ma che vuole promuovere una autentica comunità professionale. Pertanto, uno spazio libero che diventa il luogo dove è benvenuto chi ha un contributo da apportare, non la voce ufficiale di qualcuno.

Ci lega – per ragioni di lavoro – una sorta di “fraternità necessaria” e questa mutualità implicita costituisce, in fondo, la ragione fondativa dell’Associazione, nata come sodalizio in cui non si scambiano potere o interessi economici ma si fanno circolare le conoscenze. In verità, la corteccia dei fatti odierni ci mostra una realtà dell’amministrazione e della giustizia contorta e deludente, irta di contraddizioni vistose, inquieta di novità eppure opaca di consapevolezza.

Essere delusi dell’oggi è una tentazione doverosa a patto di vincerla.

Dentro il magma scomposto della situazione attuale, che pare sempre più complicata e ambigua, si possono ritrovare le ragioni della speranza se ci rivolgiamo di nuovo nella direzione indicata da chi ci ha preceduto: la professione come impegno ad essere pienamente ed attivamente cittadini.

Così possiamo capire quale è oggi il nostro compito e il nostro dovere anche sul versante di una partecipazione responsabile al dialogo e al dibattito sui temi che ci interpellano, da quelli più tecnici a quelli più di “sistema”: non per occupare posti ma per generare processi.

Dal punto di vista pratico dovremo, ovviamente, fare i conti con ulteriori sottrazioni al tempo libero di ciascuno. Il nostro primo Presidente scrisse che per il professionista il tempo libero non è solamente il tempo della distrazione e del divertimento ma “si pone sullo stesso piano finalistico del lavoro, serve al raggiungimento degli stessi scopi, è un lavoro anch’esso e come tale va organizzato e come tale comporta fatica, o, quanto meno, sacrificio  …il tempo libero realizza così il massimo di partecipazione sociale dell’individuo”(1).

Buona partecipazione a tutti!

Enrico Gaz

[1] F. BENVENUTI, Tempo libero e partecipazione del lavoratore alla vita sociale e politica della comunità, in Atti della XXXII Settimana Sociale dei Cattolici d’Italia  (Padova, 20-26 settembre 1959) – Roma, 1960.

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