Nel 2010, ho introdotto davanti al T.A.R. Bologna un ricorso, chiedendo la sospensione del provvedimento impugnato.

Il giudice, tuttavia, respingeva l’istanza cautelare, negando l’esistenza del fumus. Dunque, gli estremi di gravità ed urgenza per chiedere un provvedimento interinale non mancavano e, da quel punto di vista, bene avevo fatto a chiedere la tutela provvisoria. Tuttavia il ricorso sembrava, all’impronta, non fondato.

Nel 2018, finalmente, il ricorso è stato chiamato per il merito.

Questa volta, tuttavia, il gravame è stato accolto e il provvedimento impugnato è stato annullato (sentenza n. 211/2018).

Nulla di particolarmente strano: è ben possibile che il giudice muti la propria opinione, specie quando, dovendo valutare funditus la causa, egli non si limiti ad una lettura approssimativa delle memorie.

Tuttavia, è innegabile che il Tribunale, accogliendo oggi il ricorso, ha riconosciuto implicitamente di avere preso un abbaglio, quando, a suo tempo, si pronunciò sulla domanda cautelare respingendola in punto di diritto.

Tanto più che, in vista dell’udienza pubblica, non ho depositato nessuna nuova memoria, né nessun nuovo documento. E così ha fatto anche la mia controparte.

Nel 2018, pertanto, il Giudice ha deciso la causa avvalendosi esattamente dello stesso materiale e degli stessi argomenti che già erano a sua disposizione, quando, nel 2010, aveva deciso sulla domanda cautelare, respingendola.

Del tutto singolare, perciò, è la decisione sulle spese.

Esse sono state compensate, letteralmente, “essendo stata respinta l’istanza cautelare”.

Tuttavia, proprio non riesco a capire il senso di questa motivazione. Che vuol dire?

Come abbiamo visto, infatti, il t.a.r. stesso ha riconosciuto di avere sbagliato quando, nel 2010, respinse l’istanza cautelare. L’errore fu del Giudice, dunque, non del mio assistito, al quale non può essere rimproverato neppure di avere presentato imprudentemente una richiesta di tutela cautelare.

E perché mai, se a sbagliare è stato il Giudice, deve pagare il mio Cliente?

Francesco Volpe

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